\paperw8895 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Andava invece delineandosi con chiarezza la strategia di Cavour, nominato presidente del Consiglio nel novembre 1852, tesa a cre
are le condizioni interne ed esterne per il conseguimento dei suoi obbiettivi. Gli elementi essenziali di tale strategia, che mirava allÆammodernamento e alla progressiva laicizzazione dello stato, allo sviluppo economico e a una alterazione dellÆassetto
istituzionale-statuale della penisola a favore della formazione di un regno dellÆalta Italia erano: in politica interna, il contenimento dellÆinfluenza della destra pi∙ conservatrice e clericale sulla vita politica, la limitazione dei poteri di interven
to della corona sul governo, lÆassorbimento delle tendenze pi∙ moderate del movimento democratico nella politica governativa e la repressione di quelle radicali e repubblicane e, sul versante economico, il consolidamento di una politica liberoscambista;
in politica estera, lÆinserimento del regno sardo nellÆarena internazionale, il rafforzamento dei legami con la Gran Bretagna e la Francia, la costruzione di una alleanza militare con questÆultima in funzione anti-austriaca e lÆaffermazione del primato s
abaudo-piemontese in Italia. La prima grave questione che Cavour dovette affrontare nella sua qualitα di primo ministro riguard≥ il provvedimento di confisca di beni dei profughi politici della Lombardia e del Veneto, deciso dallÆAustria nel febbraio 185
3, come rappresaglia contro il tentativo di rivolta mazziniano. Cavour reag∞ richiamando lÆambasciatore piemontese a Vienna e facendo votare un contributo finanziario agli esuli. Le elezioni del dicembre dello stesso anno diedero una forte maggioranza al
centro rafforzando Cavour sul piano parlamentare. Il che gli permise di far fronte a due problemi che avrebbero potuto travolgerlo politicamente: la linea da tenere di fronte alla guerra di Crimea e un nuovo capitolo nella storia dei rapporti tra Stato
e Chiesa. Per quanto riguarda il primo, Cavour cedette alle pressioni di Francia e Gran Bretagna che, desiderose di coinvolgere lÆAustria nella guerra contro la Russia, intendevano rassicurarla che il Piemonte non ne avrebbe approfittato per una azione c
ontro il Lombardo-Veneto; e il 4 marzo 1855 entr≥ in guerra a fianco delle prime. La successiva decisione dellÆAustria di non schierarsi contro la Russia consent∞ a Cavour di raccogliere frutti insperati da questa partecipazione. Il secondo problema si p
ose al momento della discussione di un progetto di legge presentato da Rattazzi e appoggiato da Cavour, che prevedeva la soppressione di alcuni ordini religiosi e il passaggio dei loro beni allÆamministrazione dello stato. La destra, sostenuta da una dur
a presa di posizione di Pio IX e dallÆopposizione del re alla legge, tent≥ al senato, dove era pi∙ forte, di far ritirare la legge, giα approvata alla camera, in cambio di un consistente contributo finanziario allo stato. La sconfitta di Cavour avrebbe r
appresentato un duro colpo per la sua politica, segnando una affermazione della destra e dellÆintervento personalistico del re. Il governo reag∞ allora rassegnando le dimissioni che provocarono una forte reazione liberale (aprile 1855). Dopo di che il re
, constatata lÆimpossibilitα di formare un nuovo governo, dovette ridare lÆincarico a Cavour. La legge venne approvata il 23 maggio 1855 con alcuni emendamenti. Conclusasi positivamente questa vicenda interna, Cavour si trov≥ ad affrontare le questioni c
onnesse con la fine della guerra di Crimea, cui il Piemonte aveva partecipato con un corpo di spedizione guidato dal generale A. La Marmora. Al congresso di pace, apertosi a Parigi nel febbraio 1856, grazie allÆappoggio di Francia e Gran Bretagna Cavour
venne ammesso alle trattative su un piede di paritα con le altre potenze e da qui, cogliendo lÆoccasione di una discussione sulla situazione dellÆItalia (8 aprile 1856), denunci≥ lÆoccupazione militare delle Legazioni pontificie da parte degli Austriaci
e si fece difensore, presso lÆopinione pubblica internazionale, dellÆegemonia piemontese, presentata come lÆunica alternativa valida alla rivoluzione e al malgoverno soprattutto dello Stato pontificio e del regno delle Due Sicilie. Cavour mirava a ottene
re lÆappoggio delle potenze, soprattutto della Francia di Napoleone III, in vista di eventuali mutamenti sulla scena italiana. Ma, al contempo, avvertiva la necessitα di affermare la supremazia del liberalismo sabaudo nel movimento per lÆindipendenza naz
ionale. Un passo in questa direzione fu la nascita nel 1857 della Societα nazionale, creata per iniziativa del veneto D. Manin, del lombardo G. Pallavicino e del siciliano G. La Farina allo scopo di unire democratici moderati e liberali filo-piemontesi v
erso il comune obbiettivo dellÆunitα. LÆaccettazione della monarchia costituiva il \i trait dÆunion\i0 tra le due componenti. La societα accrebbe enormemente il suo prestigio con lÆadesione di Garibaldi, che ne divenne in seguito vicepresidente: Cavour
potΘ quindi contare su una rete cospirativa inserita nella strategia piemontese. Per contro, una crisi assai grave invest∞ il Partito dÆazione dopo il fallimento della spedizione nel Mezzogiorno (giugno-luglio 1857) di C. Pisacane il quale, con lÆaccordo
non solo di Mazzini, ma anche di Pallavicino e di La Farina, aveva sperato di sollevare i contadini meridionali contro Ferdinando II e di rilanciare a partire dal Napoletano il movimento insurrezionale. LÆesito disastroso della spedizione, attirando cri
tiche pesantissime su Mazzini e sulla sua organizzazione, ebbe quale effetto di rafforzare ulteriormente la linea della Societα nazionale e quella di Cavour. Il 1857 fu un anno importante non soltanto per gli avvenimenti sopra ricordati, ma anche perchΘ
segn≥ una svolta tanto nella politica interna al regno sardo quanto in quella dellÆAustria nei confronti dei possedimenti italiani. Nel regno sardo entr≥ in crisi la formula del connubio fra centro e sinistra. Le elezioni tenutesi in novembre diedero la
maggioranza alla destra indebolendo la maggioranza cavouriana. Cavour ne trasse le conseguenze bloccando alcune riforme e inducendo Rattazzi, ministro dellÆInterno, alle dimissioni nel gennaio 1858. In Austria, in concomitanza con la messa a riposo del m
aresciallo Radetzky e la nomina a governatore del regno Lombardo-Veneto del fratello di Francesco Giuseppe, Massimiliano, si impose un nuovo corso improntato a una politica di moderazione e di apertura verso lÆopposizione moderata. Ci≥ non contribu∞ a mi
gliorare le relazioni con il regno sabaudo, che erano state interrotte nel marzo 1857, in seguito alle polemiche prese di posizione della stampa subalpina nei confronti della visita nel Lombardo-Veneto di Francesco Giuseppe. Al contrario, dopo lÆattentat
o dellÆex mazziniano Felice Orsini a Napoleone III (14 gennaio 1858), vennero intensificati i rapporti tra il Piemonte, impegnatosi a combattere le vie della cospirazione politica, e la Francia, intenzionata a sostituire a quella dellÆAustria la propria
influenza sulla penisola, fino alla conclusione di unÆalleanza militare in funzione anti-austriaca. Un incontro segreto a PlombiΦres nei Vosgi tra Napoleone III e Cavour il 20-21 luglio 1858 defin∞ gli scopi comuni. I due stati avrebbero provocato una gu
erra con lÆAustria, facendola apparire come unÆaggressione al Piemonte in modo tale da legittimare la richiesta di aiuto di questÆultimo alla Francia nellÆambito di unÆalleanza a carattere difensivo. Dopo la vittoria, lÆassetto dellÆItalia avrebbe dovuto
essere il seguente: un regno dellÆalta Italia sotto casa Savoia che avrebbe acquistato la Lombardia, il Veneto, lÆEmilia e la Romagna; un regno dellÆItalia centrale formato dalla Toscana e dai domini del pontefice, cui sarebbe rimasta la sovranitα su Ro
ma e i dintorni; un regno dellÆItalia meridionale che avrebbe avuto i confini del regno delle Due Sicilie. Il regno sardo, quale compenso dellÆaiuto ricevuto, avrebbe ceduto alla Francia Nizza e la Savoia. Al papa sarebbe andata inoltre la presidenza del